Scialpinismo

 

Testa del Grand Etret 3201 m
 

 

 
Info gita  
Partenza: Pont Valsavarenche 1960 m
Tempo di salita: 4 m
Dislivello: 1240 m
Difficoltà: MS
Esposizione N
Periodo: marzo - giugno

 

17 maggio 2009
La Testa del Grand Etret è una classica valdostana. Non impegnativa, ma lunga, percorre tutto il vallone di Seiva da Pont Valsavaranche fino al confine con il Piemonte. Richiede innevamento sicuro in quanto i fianchi del vallone di Seiva sono ripidi, e potrebbe rivelarsi una trappola per topi...

Nonostante vista da Pont non ispiri grandi pendii da sciare, in realtà la discesa dalla vetta è molto godibile e divertente. L'esposizione a nord permette di effettuare la gita anche molto in là nella stagione, anche se significherà portarsi gli sci a spalle per un po', ma tanto la parte iniziale è pressochè pianeggiante.

 

I conti prima o poi vanno chiusi. Ed anche quello con Grand Etret, rimasto in sospeso dallo scorso anno è stato saldato.  

Domenica 17 maggio, sveglia alle 3.30… mentre vado a Rivarolo noto che in questa stagione, a quest’ora, in giro ci sono solo due categorie di persone: discotecari e sci alpinisti. Macchine con mezzi zombie sopra, e macchine con gli sci sul tetto.. 

Ci ritroviamo io Alex e Max, e via verso la Valsavarenche. Ce la prendiamo con calma, troppa calma, tanto che ora che siam pronti a partire sono le 7, e possiamo salutare la Tresenta, che era la meta originaria. Decidiamo per il Grand Etret, c’è un buon rigelo, la neve è bella dura. Qui in alta valle è quasi sereno tranne una nebbiolina proprio dove dobbiamo andare noi, molte nubi invece verso ovest. Partiamo, e saliamo subito a gran ritmo. 

Le marmotte fischiano e  si vedono stambecchi e camosci ovunque. C’è molta più neve dello scorso anno, e il vallone di Seiva è squassato da valanghe immense. Il posto è sempre magico e bello, dominato dalla Becca di Monciair e dai Denti del Broglio. Io ed Alex oggi viaggiamo veloce, quasi senza accorgercene. Ad un certo punto il socio mi comunica che stiamo salendo a 660 m/ora, magari è meglio darsi una calmata… 

Purtroppo la nube fantozziana che staziona sul Grand Etret si ingrossa, poi si dirada, poi ci illude, alla fine ci avvolge proprio negli ultimi 150 m. Ho fatto in tempo a vedere la direzione da prendere, però la traccia che sto seguendo ad un certo punto finisce nel nulla. Salgo ancora un po, il pendio è assai ripido, e aspetto Max che avendo i rampant sale con meno fatica. Io ormai sono in un punto che non riesco più a metterli. 

Seguendo la traccia di Max salgo comodo, non si vede nulla, andiamo ad intuito e a memoria, sappiamo per certo che stiamo salendo direttamente alla punta per una variante ripida (BS). Intravediamo la cresta, ci siamo quasi. La raggiungiamo e siamo investiti da un fastidioso e forte e incessante vento gelido. Il disco solare si prende beffe di noi filtrando poco sopra. Un ometto di pietre, sarà la vetta? Alex, essendoci stato, conferma. 

Bene, e ora non resta che fuggire via… ci si prepara, e siamo pronti a scendere nel nulla bianco. Non possiamo goderci a fondo la neve stupenda e questo bel tratto ripido, perché non si vede nulla. Usciamo dalla nebbia, sotto la nuvolaccia, e si vede qualcosa di più, ma la luce è oscena e non permette di apprezzare i cambi di pendenza… ma la neve è un biliardo vellutato.. scendendo ancora la situazione e la visibilità migliorano, e torna anche un po’ di sole. Con bella sciata, quasi una danza sulla neve primaverile, perdiamo sempre più quota, e fa sempre più caldo.  

Raggiungiamo il limite del bosco, la neve è molle ma ancora sciabile. Sbagliamo lato del torrente, e ci tocca guadarlo, un po’ di ravanage non guasta mai… purtroppo l’ultimo mezzo km si spinge perché è perfettamente in piano, ma arriviamo al parcheggio con gli sci ai piedi, il che, per essere a metà maggio, non è male. 

Ci cambiamo, e non resistiamo alla tentazione di concederci una polenta concia alla valdostana con carbonada… accompagnati da birra media e seguiti da caffè corretto al genepi… anche questo è godersi la vita, dopo tutto sommato una bella gita, all’ombra del mio amato Grampa, un conto chiuso, tra i suoni e gli odori di una primavera, anzi di un’estate che ormai è prossima ad arrivare.

 

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