Scialpinismo

 

Monte Druina 1516 m - Monte Roc Neir 1540 m
 

 

 
Info gita  
Partenza: Ponte del Dazio 670 m
Tempo di salita: 3 h
Dislivello: 850-900
Difficoltà: MS
Esposizione N
Periodo: dicembre - febbraio

 

17 gennaio 2009
Ecco.. inserisco anche questa gita.. anche se non so quando e se sarà possibile rifarla... ma se vi capita un'annata come quella del 2008/09, e siete della zona, approfittatene.. salire con gli sci quella montagna di sassi che sono la Druina ed il Roc Neir non ha prezzo. Non troverete folle oceaniche, non troverete il parcheggio pieno. E' una bella alternativa al ben più famoso Monte Colombano.

Difficoltà non ce ne sono, se non la boschina infame nel tratto iniziale, e l'itinerario non intuitivo se non tracciato. Unica cosa fondamentale è che ci sia un'innevamento abbondantissimo alle basse quote. Ci va almeno un metro abbondante di neve per poter sciare su quelle immense colate di peridotiti che caratterizzano il versante nord-ovest di questa montagna. Ma se vi capiterà, come è capitato a me, di tracciare su quella "pietraia" una solitaria serpentina su un metro e mezzo di farina, potrete raccontarlo un giorno ai vostri nipoti o figli... "ragazzo.. vedi quella montagna di sassi? ecco, ci ho sciato sopra.. e senza fare il minimo graffietto sugli sci"..

 

Che storia! Non avrei mai pensato di salire queste due cime con gli sci, non mi sarebbe mai passato nemmeno per l’anticamera del cervello se non avessi visto su Gulliver la relazione del Roc Neir..

Sono le montagne che vedo dietro casa, ultime propaggini della dorsale che divide la valle di Viù dalla pianura, a carattere prealpino… quelle che mi regalano lo stau nelle condizioni con venti da est nei bassi strati, e fabbriche di temporali in primavera/estate. 

L’innevamento abbondantissimo ha permesso questa gita insolita. Non ho trovato soci per il sabato, per cui mi sono alzato con tutta calma e sono partito da solo. Ho parcheggiato lungo la provinciale della valle di Viù, e quindi sceso a piedi attraversando il ponte del Dazio. Non sapevo bene dove andare, avendo lasciato la relazione a casa (un genio..). Stavo per seguire la fiumana di gente diretta al Colombano, poi ho capito che sbagliavo, e a piedi mi son diretto verso Giachinera. 

Dopo il ponte sul rio dell’Agnello ho seguito una traccia a destra (quelle di discesa dal Colombano), e poi una stradina che portava alla bella frazione di Case Sandrin, sommersa di neve… oltre un metro a soli 766 m di quota. Ho seguito la traccia ancora per un po’, poi quelle di sci finivano e rimanevano quelle delle ciaspole. Ovviamente ripidissima nel bosco. Salendo di quota è sparita pure quella, sicuramente un altro che ha ravanato su per i bric come me. Non ero sicuro di dove fossi, ma secondo i miei calcoli sarei dovuto uscire sulla giusta dorsale di salita, avevo studiato la via da lontano, dal basso. 

Quindi ho cominciato a battere traccia, sprofondando di almeno 30 cm in questa neve farinosa un po’ pesante. Mi son fatto un discreto mazzo per 300 m di dislivello a battere pista, uscendo poi tra radi pini sommersi da tanta neve, e giungendo finalmente ad intercettare la giusta traccia che saliva da Giachinera. Ero già stanco però.. 

Percorso comunque suggestivo su questo crestone. Ho avuto qualche problema con le pelli che si staccavano e mi son dovuto fermare un paio di volte per interventi di contenimento.. Poco sotto la cima, ho deciso di abbandonare la traccia e dirigermi anche alla Druina.. quando mai mi sarebbe ricapitato?? 

E così sono arrivato in cima, con bel percorso di cresta, orlata di cornici sul lato della pianura… cresta che, ricordo bene, d’estate è una pietraia orrenda, piena di arbusti e cespugli fastidiosi, ora sommersi da quasi un metro e mezzo di neve. C’era sempre la curiosa antenna, credo in disuso, pochi metri sotto la cima. Panorama spettacolare sulle mie valli e sulla pianura totalmente innevata e su casa mia, riconoscibilissima da quassù. 

Uno spuntino e poi sono ripartito alla volta del Roc Neir, dove c’erano due altri scialpinisti. Arrivato in cima c’era ancora il piccolo “rifugio” che qualcuno chissà quanti anni fa eresse su una roccia della vetta. Sono rimasto subito solo a godermi il silenzio ed il panorama. Poi sono sceso. Ho ripercorso una parte della cresta verso il colle Carminera, poi l’ho abbandonata per scendere il vallone esposto a nord, nord-ovest ancora immacolato che avevo visto salendo, alla mia destra, dalla dorsale di salita. 

La neve era un po’ pesante, ma pur sempre farina. Bella comunque, tanta tanta neve, 150-160 cm almeno, che copriva tutto livellando il terreno, su questa che d’estate è un’immensa e caotica pietraia a blocchi enormi, una colata di peridotiti che si comporta come un rock-glacier. 

Ho lasciato la mia firma solitaria nel pendio, poi verso i 900 m cominciavano ad esserci molte gobbe, e la neve ad essere crostosa. Ricollegandomi ad altre tracce provenienti dal valloncello a fianco, con un tratto di boschina fitta ma fattibile, sono arrivato sopra Case Sandrin, nel punto dove era finita la traccia di sci. 

Da qui pura sopravvivenza fino al ponte sul rio dell’Agnello.. 

In breve all’auto ed a casa, vicinissima… tutto sommato bella gita, con queste due ho salito tutte le cime dietro casa con gli sci.. le altre due erano il Monte Basso, la mia prima scialpinistica in assoluto, con mio papà buonanima (…con gli sci di legno degli anni 60, il 27.12.97), e il Colombano salito nel febbraio 2004) 

Mancherebbe il Monte Corno, ma vabbè quello va disboscato prima di poterlo fare..ih ih 

Annata memorabile, che permette di fare gite impensabili.

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