ALLUVIONE DEL 13-16 OTTOBRE 2000

CRONACA


In questa pagina voglio descrivere quanto è successo durante l'alluvione nella mia zona, come si è vissuta l'emergenza lungo la Stura di Lanzo e nelle stesse valli. Ho voluto anche descrivere quanto successo poco distante e cioè anche nelle valli Orco e Soana e nella Valle d'Aosta flagellate dall'alluvione del secolo. Le notizie riportate provengono anche dai giornali locali, che hanno dato grande spazio alla cronaca ai giorni del disastro.

L'ALLUVIONE LUNGO LA STURA DI LANZO

Nelle valli di Lanzo l'emergenza scatta nelle prime ore di sabato quando i torrenti sono già impetuosi e si cominciano a contare le frane. Verso le ore 10,30 di sabato 14 ottobre la situazione lungo il torrente anche allo sbocco delle valli è già critica: intorno alle 11,00 il livello della Stura raggiunge il livello toccato al culmine della piena del 30-09-2000: il ponte di Villanova Canavese, così come quello di Robassomero è già monitorato da tecnici della provincia e forze dell'ordine. Verso le 12,45 viene chiuso al traffico il ponte di Robassomero e neanche un'ora più tardi la spalla sulla destra idrografica erosa dall'acqua cede e la prima campata del ponte piomba in acqua: sul ponte passano le condutture del metano che spezzandosi danno sfogo ad un incendio. I serbatoi dello stabilimento Agip minacciato dalla piena vengono svuotati e le sostanze chimiche trasferite nella zona industriale di Robassomero. Intanto la Stura continua l'opera di erosione e si allarga in modo impressionante si da un parte che dall'altra, tanto che adesso all'altezza del ponte è larga due volte tanto. Nel pomeriggio peggiora ulteriormente la situazione: nel paese di Balangero il torrente Banna esce dagli argini inondando una parte del paese. Nella serata la situazione non migliora e nella notte la Stura di Lanzo rompe gli argini tra Lanzo e Cafasse, allagando il centro polisportivo di quest'ultimo con più di mezzo metro d'acqua e fango: questa massa d'acqua si riversa nei vari canali e rii e attraversa tutti i Göret (area boschiva nella naturale area di espansione del torrente, una specie di area golenale) fino ad arrivare sulla S.P. 24 poco oltre il ponte di Villanova, in direzione di Grange di Nole, allagando l'incrocio con C.so Mandelli, proveniente da Cafasse, con più di 40 cm d'acqua. Alle 9, viene chiuso il ponte a Villanova e così attraversare la Stura diventa impossibile: tutti i ponti sul Torrente sono chiusi, compresi quelli di Torino, dove si aggiungono i problemi legati al Po e alla Dora Riparia, per cui nel pomeriggio la situazione viabilità della provincia di Torino diventa disastrosa con un blocco praticamente totale dei collegamenti. La città di Torino infatti rimarrà isolata dal resto della regione fino a lunedì pomeriggio, quando lentamente la situazione migliorava. Tornando a Villanova, in un primo tempo il passaggio sul ponte è consentito ai soli mezzi di soccorso, poi nel primo pomeriggio la situazione in peggioramento consiglia di non far passare più nessuno, anche in considerazione di uno sbarramento naturale formatosi in Val di Viù e che avrebbe potuto cedere generando una violenta ondata di piena. Il ponte viene comunque tenuto sotto osservazione e verso le 16,00 il torrente intacca la spalla sulla sx idrografica , verso valle, trascinando nell'acqua più di due terzi della strada di accesso al ponte, interrompendo anche i collegamenti telefonici e l'erogazione di acqua e gas. Nelle stesse ore, tra Villanova e Cafasse, gli argini vengono erosi a vista d'occhio, le piante sulle rive cadono in acqua una dietro l'altra e un grosso traliccio di una linea ad alta tensione a 380.000 V crolla in acqua con i cavi che piombano sul tetto di una cascina a Cafasse, senza gravi conseguenze perchè visto il pericolo la linea era stata precedentemente interrotta. Fortunatamente nel tardo pomeriggio la quota neve si abbassa fino ai 1700mt e in alcuni casi anche più giù: il livello dei torrenti comincia a calare lentamente e lunedì mattina si comincia a far la conta dei danni e a cercare di far tornare la normalità: la situazione viabilità rimane comunque critica, poiché è ancora impossibile attraversare la Stura. Solo martedì mattina, quando il sole torna ad illuminare le valli, viene ripristinata la circolazione sulla Direttissima anche se con difficoltà e nella serata viene riaperta una corsia sul ponte di Villanova: l'alluvione del secolo è passata, ora comincia la ricostruzione.

Fonte: Roberto Maruzzo

L'ALLUVIONE NELLE ALTRE VALLI

Nelle valli Orco e Soana quest'alluvione ha lasciato un segno forse indelebile, modificando letteralmente la geografia di molti luoghi, i torrenti hanno cambiato il loro corso, interi pezzi di montagna sono franati, alcuni paesi completamente distrutti. Nella valle d'Aosta una delle zone più colpite è stata sicuramente la valle centrale, soprattutto nella zona di Donnas e Pont St. Martin, devastate dalla Dora Baltea, e i paesi di Fenis, Nus e Pollein, semidistrutti da una frana caduta nel torrente Comboè, che si è abbattuta sulle case facendo purtroppo numerose vittime. Le valli laterali più colpite sono state quella di Gressoney e quella di Cogne, già devastata dall'alluvione del settembre 1993, di cui erano ancora visibili i segni. Di seguito riporto alcuni articoli tratti da Internet nei giorni seguenti l'alluvione.

DOMENICA 15 OTTOBRE: PEGGIO DELL'ALLUVIONE DEL 1994

TORINO, 15 ottobre ore 21.00 - La centrale AEM di Moncalieri è invasa dalle acque del Po, che sta per toccare le arcate del ponte di Moncalieri,ed il Sangone è uscito dagli argini a Torino in Corso Unità d'Italia sommergendo una concessionaria d'auto.
La Valle Orco è completamente devastata da frane, case asportate, tralicci abbattuti. A Ceresole sono caduti 600 mm di pioggia nelle 48 ore. 200 persone sono state  evacuate,  a Rosone non è rimasto più nessuno. 
Il Canavese è completamente isolato. A Salassa è  crollato il ponte della statale 565 pedemontana , è crollato il ponte di Feletto sulla provinciale Feletto-Agliè. Sono chiusi tutti i ponti sull'Orco ed è stata asportata dalle acque tutta la massicciata adiacente al ponte di Rivarolo,costruita dopo l'alluvione del '93 . Anche la Stura non è attraversabile in nessun punto. Problemi con l'alimentazione elettrica a Rivarolo e nel rivarolese, black-out dei cellulari in quelle zone. A S. Francesco Benne sono caduti 160 mm nelle 48 ore, 115 mm nelle ultime 12 dalle ore 19.00 di ieri sera. Il ponte di Cuorgnè resiste.
Ivrea è semi-allagata, acqua nella parte sud verso Pavone e Banchette.  E' crollato il ponte della ferrovia a Settimo Vittone. L'inondazione del Po a Chivasso ha allagato i piani terreno dei primi condomini. 
In Valle di Susa la Dora Riparia ha allagato il fondovalle tra Bussoleno e Borgone, causando la sospensione del traffico ferroviario e stradale. Ad Almese sono caduti 216 mm nella sola giornata di Domenica 15 mentre il totale da Venerdì sera è di 291 mm .
A sud di Torino è straripato il torrente Chisola, e ci sono vasti allagamenti nella zona di None, alcune famiglie sono state evacuate. E' interrotta la statale per il Sestriere tra Candiolo e None e fra Porte e Perosa Argentina. 
Pinerolo è allagata, molte linee ferroviarie sono interrotte.

Fonte: (SMS - redazione Nimbus) 

VIAGGIO NELLA VALLE ORCO DEVASTATA DALLA PIENA DEL SECOLO
DIARIO DEL 16-17 OTTOBRE 2000 

TORINO, 19 OTTOBRE 2000 -  Già durante l'isolamento della Valle Orco, durante i momenti della grande piena, eravamo riusciti a raccogliere molte informazioni dai comuni della valle, finché le linee telefoniche sono rimaste attive. Sapevamo delle frane che avevano cancellato tratti della statale, abitazioni, ponti, dei danni subiti dagli impianti dell'Azienda Energetica Metropolitana di Torino (AEM). 

Mentre studiavamo un percorso alternativo che consentisse già lunedì all'AEM di raggiungere con un proprio automezzo Sparone tramite una pista che collega Cuorgné ad Alpette e di portare in valle un gruppo elettrogeno, dal Comune di Pont Canavese veniamo informati che il ponte sull'Orco a Cuorgné sarebbe stato aperto a breve a senso alternato.
E' il tardo pomeriggio di lunedì 16, termina l'isolamento tra la pianura e i comuni della bassa valle. E' possibile raggiungere Locana, ma il viadotto di Pont Canavese è inagibile, occorre utilizzare la vecchia strada provinciale che passa in paese. Comunichiamo agli uffici di Torino dell'AEM di partire con il gruppo elettrogeno. Anche noi attraversiamo il ponte sull'Orco a Cuorgné, quel ponte che molti temevano crollasse, ma che ha dimostrato di avere sette vite. Dal ponte scorgiamo il nuovo percorso che il torrente ha tracciato con il salto di un grande meandro. Tra il nuovo alveo e quello vecchio, entrambi occupati dalle acque, rimangono alcuni edifici. Le abitazioni di Cuorgné poste in sinistra idrografica erano state evacuate nel giorno della grande piena, qualcuna più vicina alla sponda è stata scalzata. 

Sotto gli ultimi millimetri di pioggia tentiamo l'ingresso in valle, insieme ai primi automezzi autorizzati ad accedere oltre Pont Canavese. La luce è scarsa, ma nel primo viaggio verso Locana non possiamo fare a meno di notare la nuova geografia del fondovalle. Quella valle percorsa più e più volte per le numerose escursioni alpinistiche, per raggiungere e misurare i ghiacciai del Parco Nazionale del Gran Paradiso, per rilevare già sette anni fa i guai della pesante alluvione del 24 settembre 1993, non è più la stessa. 

Mentre vengono a morire le ultime luci del giorno arrivano da Genova, Como e Firenze i gruppi elettrogeni dell'ENEL. Torniamo in valle nella notte insieme a un'autobotte carica di 10.000 litri di gasolio per alimentarli. Martedì sulla valle torna a splendere il sole,  dopo una settimana di nubi e una pioggia monsonica che ha accumulato in 72 ore dai 500 a oltre 600 mm, quanto piove in un anno ad Alessandria. Il nostro nuovo viaggio verso Locana consente di scorgere meglio le grandi trasformazioni e le distruzioni che la valle ha subito. 

Da Cuorgné partono i soccorsi e i rifornimenti alimentari verso i paesi non raggiungibili con gli automezzi, a monte di Locana. Poco prima di Pont Canavese il viadotto della statale di Ceresole è gravemente danneggiato, la carreggiata stradale manca per un tratto di 50 m; per proseguire occorre entrare in paese. Il transito in valle è regolato, ma come inviati di Nimbus siamo tra i pochi a essere autorizzati a procedere in auto verso Sparone e Locana. Il primo tratto di fondovalle era già ampio, ma ora lo appare ancora di più per la mancanza degli alberi che sul lato stradale nascondevano l'alveo. Procedendo verso Sparone scorgiamo un primo ponte abbattuto, poi in località Apparé i segni della piena sono più evidenti. Tutto il fondovalle è stato invaso dalle acque dell'Orco nel primo pomeriggio di sabato 14, intorno alle 13.30-13.45. 

Mentre osserviamo le estese divagazioni dell'Orco nel fondovalle ci viene incontro il Signor Aldo. La sua azienda, La Doppia A (tel 0124818039), addetta allo stampaggio di materie plastiche non produce più nulla. I componenti già pronti per essere consegnati a FIAT, IVECO e ditte polacche sono in mezzo al fango. La volontà di Aldo è di far ripartire quanto prima la produzione, che impiega 18 persone. La struttura del prefabbricato ha resistito, ma il recupero dei macchinari richiederà molto tempo. Più a monte, verso la località Calsazio, un ampio tratto della statale è crollata, le sponde in destra Orco sono qui piuttosto elevate, ma quasi interamente erose. Altri due ponti sull'Orco sono crollati poco oltre, in località Nosé. 

Le prime abitazioni di Locana che incontriamo, in località Bardonetto e Boschietto sono immerse in un paesaggio assai desolato; nel centro della valle l'alluvionamento esteso dell'Orco, i primi tralicci elettrici e telefonici piegati, altri salti di meandro, qualche edificio danneggiato. Il ponte per Nusiglie ha retto. A Locana San Donato il trasporto torrentizio del Rio Fura ha invaso alcune abitazioni. Poco oltre il Rio Fura una vasta voragine sulla strada impedisce di proseguire in auto; con qualche km di marcia potremo raggiungere Rosone. I primi metri di cammino ci riservano immagini di distruzione e disperazione. Una casa completamente distrutta, una apparentemente integra, ma la signora che ci apre la porta d'ingresso con le lacrime agli occhi, ci mostra il crollo di una parte di abitazione nel corso dell'Orco. Oltre Bottegotto un altro ponte eroso, poi verso Casetti altre due vaste voragini sulla strada. Qualche persona del luogo davanti alla propria casa illesa osserva il fondovalle, ci invita a proseguire per vedere i disastri di Casetti e Rosone. 

Giunti a Casetti la strada è sbarrata da una immensa colata detritica. Intorno ai blocchi di gneiss 4 abitazioni sventrate, tra cui la vecchia scuola che avevano frequentato i più anziani della zona quando erano ancora bambini. Dopo Casetti siamo a Rosone. Un altro immenso trasporto torrentizio dal Vallone di Piantonetto ha sventrato Perebecche. Rosone era stato evacuato nel pomeriggio di sabato, quando la situazione faceva temere il peggio. Intorno a quello che resta delle officine dell' Azienda Energetica non ci sono molte persone, ma i volti non sono ignoti, sono i dipendenti dell'Azienda; sono le stesse persone che vediamo ogni anno quando si parte con l'elicottero messo a disposizione dall'AEM verso il Ghiacciaio Ciardoney, per compiere le misure frontali e il bilancio di massa. 

Ci viene incontro Elio, uno dei guardiani della Diga di Valsoera responsabili della lettura e della comunicazione dei dati meteorologici che pubblichiamo regolarmente su Nimbus. Ci racconta di quello che è accaduto alle 13.10 di sabato 14, di quell'ondata di acqua, fango e massi che ha sventrato Perebecche di Rosone. Ci porta a vedere la sua casa, il negozio della moglie sotto casa, completamente invasi da fango e detriti. La moglie e la figlia sono tra gli sfollati di Rosone a valle, Elio rimane per recuperare il possibile dalla sua abitazione, per aiutare l'Azienda a risollevarsi nel momento più difficile della sua storia. 

Il ritardo che abbiamo accumulato per osservare tutti i cambiamenti della valle non ci consente di proseguire e raggiungere Noasca. Il nostro viaggio si ferma a Rosone, ma sappiamo da Andrea, compagno di molte escursioni in Valle Orco, che anche oltre Rosone la valle è devastata. Vasti crolli stradali sono presenti verso Noasca, tra Fornetti e Fei; in alcuni punti l'asfalto è stato sostituito dal nuovo corso dell'Orco; il Rio Arianas, già teatro di numerosi scaricamenti, ha nuovamente attivato un'imponente colata detritica. Riprenderemo il nostro viaggio verso Noasca in un nuovo giorno. 

Nel primo pomeriggio, salendo verso Locana in auto, riusciamo a risentire telefonicamente Domenica dal Municipio di Noasca. Era da oltre 48 ore che non avevamo più potuto comunicare con Noasca, quando gran parte della popolazione si era rifugiata in Comune nella parte più alta del paese. 

Domenica è la sorella di Piero, il responsabile della stazione meteorologica di Noasca, che già avevamo chiamato venerdì per comunicargli l'avviso di alluvione che noi stessi avevamo diramato tramite Internet nel pomeriggio. E ' da Piero che sabato mattina riceviamo la prima segnalazione di allarme, poi ripetuti contatti fino alla successiva terribile notte, quando solo le torce elettriche consentivano di scorgere il livello dell'Orco dal Municipio di Noasca. Anche a Noasca i primi raggi di sole danno sollievo, finalmente possiamo fornire previsioni ottimistiche. Domenica ci comunica che Piero ha cambiato il foglio al pluviografo, che sono caduti oltre 600 mm: è la pioggia più intensa del secolo.    

Fonte:SMS - Redazione Nimbus, Claudio Castellano e Daniele Cat Berro

Lunedì 16 Ottobre 2000

IL DISASTRO NELLE VALLI DI LANZO
Isolati decine di Comuni e frazioni
- Una frana minaccia Groscavallo
Nadia Bergamini, Gianni Giacomino

In Val di Lanzo è rimasta solo una speranza: che smetta di piovere. Ormai niente e nessuno, nonostante gli sforzi e il lavoro di centinaia di persone, riesce più a controllare la furia del torrente Stura. In un giorno e mezzo la piena ha cancellato buona parte dei lavori di ricostruzione effettuati dopo le alluvioni del 1993 e '94. Una violenza e una portata, quelle dello Stura, che potrebbero aumentare ancora in caso di cedimento degli invasi di Malciaussia (l'acqua ha superato il livello di guardia) e del Lago della Rossa: milioni di litri di acqua sospesi sulle teste di che abita in Val di Lanzo, ma non solo. A Porte di Viù , lungo il corso d'acqua si è formata un'enorme ostruzione di materiale che potrebbe essere spazzata via da un momento all'altro, liberando una marea di detriti. La prefettura ha ordinato lo sgombero immediato di decine di famiglie residenti lungo lo Stura nei paesi di Cafasse e Fiano . Ponti chiusi al transito, e ieri sera, su quello di Villanova Canavese , si sono aperte larghe crepe nell'asfalto. Per questo protezione civile e vigili del fuoco hanno dovuto far sgomberare la frazione Grange di Nole . Ma una delle scene più drammatiche, ieri, si è vissuta a Germagnano , dove i vigili del fuoco e i carabinieri hanno evacuato le frazioni di Borgo e Funghera. Il torrente si è portato con sé una porzione del cimitero: gli abitanti hanno osservato dall'altra parte del fiume le bare che scivolavano nella fanghiglia. In molti paesi non arriva più né corrente elettrica né acqua potabile. Anche le linee telefoniche sono interrotte. La Valgrande è praticamente isolata. Lo Stura, alle 13,30, ha spazzato via cinque case della frazione Inverso di Chialamberto e ha aperto una voragine sulla provinciale 33. Ordinata l'evacuazione degli abitanti di Groscavallo : si teme che sopra località Forno Alpi Graie si stacchi una morena come quella che si abbattè sulle case nel 1993. Anche gli abitanti delle frazioni di Vonzo, Gabi e Cossiglia sono stati costretti ad abbandonare le loro case. Situazione quasi identica in Val d'Ala: poco dopo le 11 una grossa frana si è staccata tra Pessinetto e Mezzenile e ha ostruito la provinciale 32 isolando Ceres , Ala di Stura e Balme . In Val di Viù, in località Trichera, lo Stura si è invece inghiottito una fetta della provinciale 34 rendendo impossibile qualsiasi comunicazione con Lemie e Usseglio . Più a valle, a Cafasse , l'acqua, che ha raggiunto i quattro metri di altezza ha divorato un tratto di carreggiata della "direttissima della Mandria", chiusa al traffico dal semaforo che porta a Vallo e Varisella . A Robassomero , dopo il ponte crollato sabato pomeriggio, la piena ha eroso un'altra parte di strada.
A Borgaro , la frazione Collaretto non esiste più. Spazzata via dallo Stura: case, un capannone e persino un traliccio Enel. L'emergenza era iniziata sabato mattina e il sindaco ha fatto allontanare i residenti: una notte in albergo per evitare qualsiasi rischio.
Situazione drammatica anche a Caselle dove 80 famiglie della borgata Francia, situata proprio sulle rive dello Stura, sono state sgomberate nel corso della giornata. Fin dalle prime ore del mattino la situazione si è fatta difficile. I residenti della zona, che in questi anni hanno ripetutamente denunciato lo stato di pericolo, rivolgendosi in diverse circostanze anche alla magistratura, hanno appena fatto in tempo a mettere poche cose in zaini e buste e poi sono stati evacuati velocemente. Qualcuno è riuscito anche a mettere in salvo il bestiame, trasportandolo in stalle più sicure. Neanche il pezzetto di argine, realizzato, neppure un anno e mezzo fa dal magistrato del Po e costato la bellezza di un miliardo e mezzo, ha retto alla furia delle acque che in poche ore hanno eroso decine e decine di metri di terreno, arrivano pericolosamente a lambire le prime case, ormai senza luce e con le linee telefoniche interrotte.
"E' un disastro annunciato che non si è voluto evitare - commentano i borghigiani con rabbia e disperazione - se solo avessero ascoltato i nostri appelli...". Gli sfollati hanno trovato riparo nella scuola media cittadina, sono poi stati ospitati in diverse famiglie o dai parenti e molti sono stati ricoverati in parrocchia. Oggi le scuole cittadine restano chiuse. Sfollati anche una decina di abitanti di Mezzi Po e un convento di religiose, situato tra Settimo e Castiglione Torinese . Chiusi in giornata i ponti sul Malone di Lombardore , Rivarossa e San Benigno Canavese .

Martedì 17 Ottobre 2000

NELLE VALLI DI LANZO NON SCENDE LO STATO DI ALLARME
Usseglio, Balme e Lemie ancora irraggiungibili
Gianni Giacomino

Da ieri, nonostante il dramma e il disastro più assoluto che ha distrutto ponti, strade e case, il tempo sembra aver concesso una tregua: nevica oltre i 1500 metri. Un segnale positivo soprattutto per i centri sistemati all'estremità delle valli, ancora isolati. Se fosse continuato a piovere in quota ancora per qualche ora niente e nessuno, nonostante gli sforzi di centinaia di persone, avrebbe potuto fermare la furia del torrente Stura che ha spazzato via buona parte dei lavori di ricostruzione eseguiti dopo gli alluvioni del 1993 e '94. Nemmeno i più vecchi ricordano una piena così disastrosa. Solo per fortuna non ci sono stati morti. Ieri, per la prima volta i vigili del fuoco, sono riusciti a raggiungere il cimitero di Germagnano, ingoiato in parte dallo Stura. Nel primo pomeriggio si era anche diffusa la notizia che le bare trasportate dalla piena di domenica a valle fossero state ritrovate. Ma, come diceva già l'altro giorno la gente assiepata sul ponte proprio davanti al cimitero, non rimane che pregare. Se si sale verso la Val di Viù si può arrivare solo fino a frazione Trichera. Lì il fiume ha corroso e distrutto la strada provinciale creando una voragine larga una trentina di metri. Da due giorni i centri di Lemie ed Usseglio sono isolati, manca l'acqua potabile, l'energia elettrica scalda e illumina solo qualche casa. Ieri gli abitanti sono stati raggiunti dai soccorsi che hanno portato medicinali e viveri. Per fortuna è sceso anche il livello dell'invaso di Malciaussia (dove nevica da alcune ore) milioni di litri di acqua sospesi sulla testa della valle, che, insieme al "tappo" formato dai detriti in frazione Mondrezza di Viù, l'altra notte, hanno costretto il sindaco di Cafasse, Giorgio Prelini, ad evacuare 300 persone. Se uno dei due sbarramenti avesse ceduto improvvisamente sarebbe stata la fine per Cafasse dove è sprofondata un pezzo di direttissima della Mandria nei pressi dell'area attrezzata. In ginocchio anche la Val d'Ala. A Pessinetto la violenza dello Stura ha trascinato via il ponte (terminato da poco) di collegamento con Mezzenile. Non esistono più il campo da calcio, i depositi degli attrezzi di municipio e Provincia, il depuratore fognario e l'acquedotto. Ieri pomeriggio, dopo ore di lavoro, i volontari sono riusciti a creare un passaggio nell'enorme frana caduta sull'arteria provinciale. Chi ci riesce può salire fino a Ceres, dove sono state sfollate 11 persone dalle case considerate a rischio e dove rimane ancora isolata località Grange di Almesio. Ad Ala di Stura è sparito per sempre il leggendario Ponte delle Scale, attraversato dalla gente da oltre quattro secoli, mentre uno smottamento in frazione Mondrone ha cancellato letteralmente la provinciale. Rimane così isolato il Comune di Balme, senza acqua e corrente elettrica, e di conseguenza lo stabilimento delle Acque Minerali Pian della Mussa, unico insediamento industriale di una certa consistenza, che esporta bottiglie in tutta Italia. Non va certo meglio in Valgrande dove vigili del fuoco ed amministratori non stanno più nemmeno a fare il calcolo di ponti ed attraversamenti spazzati via dallo Stura. A Cantoira una frana ha completamente isolato le frazioni di Vrù e Lities. A Chialamberto sono stati sfollati i residenti delle borgate Vonzo, Gabi, Cossiglia ed Inverso, dove la piena ha trascinato via sette case. Domenica, il sindaco di Groscavallo, Teresa Michiardi, ha ordinato lo sgombero delle frazioni di Borgo, Groscavallo centro e Forno Alpi Graie. Quassù tutti hanno una sola paura: che dalla montagna si stacchino massi e travolgano ogni cosa. Come accadde già nel settembre del 1993. Ma, ora, per fortuna sui ghiacciai delle Levanne nevica.

Fonte: Redazione del Progetto Valli di Lanzo ©


Martedì 17 ottobre 2000

SITUAZIONE A COGNE


La frazione di Epinel è quella che per ora ha subito maggiori danni. Il torrente Arpisson che attraversa la frazione, domenica alle 4.30 e poi alle 8.15, è stato riempito da 2 frane che hanno investito tutte le case lungo l'alveo.Alcune case sono state distrutte parzialmente, molte sono invase da fango, roccia e acqua. La situazione rimane critica, c'è il pericolo che si distacchi un'altra sacca d'acqua che si è formata in queste ore nella parte alta del percorso. La frazione rimane evacuata. Frazione Cretaz che era stata evacuata è ora di nuovo sicura dato che il livello della Grand Evya è tornato sotto controllo. A Cogne nella zona della funivia ci sono state diverse frane di fango che sono scese già nella giornata di sabato invadendo alcune case. La zona circostante è stata evacuata. Nella via che porta a Lillaz dopo il locale di Arturo (ristorante Lou Ressignon, n.d.r.) una casa è crollata nel torrente, senza vittime ne feriti. La pista di pattinaggio è stata travolta e frantumata dalle acque. Il resto dell'abitato non ha subito danni. Frazione Gimillan è stata invasa in diversi punti da un fiume di acqua e fango che ha invaso alcune case, tuttora un corso d'acqua attraversa il paese. La frazione rimane evacuata. Frazione Champlong: sul versante di fronte alla frazione si è letteralmente staccato un pezzo di montagna con la relativa vegetazione che ora forma un'isola sull'alveo del torrente Urtier che ha ora trovato un altro percorso.L'acqua e il fango hanno invaso alcune case. Frazione Lillaz, alcune abitazioni sono state invase da fango e acqua. Frazione Valnontey, non ci sono danni alle abitazioni, la strada è comunque percorribile solo dai mezzi di soccorso a causa delle diverse frane. La strada statale che collega a Cogne ad Aosta è interrotta in diversi punti la sua riapertura richiederà probabilmente 1 mese. I rifornimenti sono garantiti dagli elicotteri della Protezione Civile, Carabinieri e Polizia. Ringraziamo tutti coloro che ci hanno manifestato il loro appoggio e il loro incoraggiamento.

Fonte:www.cogne.org

 

QUALCHE RIFLESSIONE SULL'ALLUVIONE DEL 13-16 OTTOBRE 2000

Forse questa sarà l'ultima volta, forse invece ce ne saranno sempre di più..Certo è che quest'alluvione non la dimenticherò tanto presto, certe immagini mi rimarranno impresse nella mente per sempre.
Sono scene degne di un'apocalisse quelle che si presentano a chi percorra queste valli devastate, ferite, calpestate da una forza immane, spaventosa, mai vista.
Mi ricorderò il caldo insolito e il forte vento da sud nel mattino di sabato 14 ottobre, lo spaventoso rumore della Stura, che aveva già cominciato la sua opera di distruzione.
Mi ricorderò le vie di Balangero invase dall' acqua limacciosa, i campi attorno al Banna completamente allagati, la montagna che si muoveva e rilasciava centinaia di piccole frane..
Mi ricorderò le notizie su internet che lanciavano segnali di catastrofi nelle valli dell'Orco e d'Aosta, mentre la pioggia continuava a cadere incessante e fino ai 3000mt, sciogliendo tutta la neve della settimana precedente.
Porterò con me le immagini di una valle Orco innevata, in un dolce aspetto invernale , pronta ad essere cullata nell'inverno, inconsapevole di quello che stava per accadere.
Ricorderò di aver percorso per l'ultima volta quella valle il 7 ottobre, perché ora non esiste più. Ecco, non potrò dimenticare che questo disastro ha colpito valli che conoscevo, a cui ero legato, di cui ricordo ancora scorci suggestivi che adesso non ci sono più, cancellati, spazzati via da metri di ghiaia, fango, acqua..
Ricorderò le sirene dei mezzi di soccorso tra il forte rumore del torrente e la pioggia che cadeva senza sosta..
Ricorderò le fiamme che avvolgevano il ponte di Robassomero
Ricorderò il ponte di Villanova aggredito da un torrente impetuoso, impazzito, che cercava di riprendersi con forza quello che era suo cinquant'anni prima. 
Ricorderò che dopo quattro giorni passati come volontario di Protezione Civile avevo perso la cognizione del tempo, mi sentivo stanco, ma orgoglioso di far parte di tutti quei volontari che a diverso titolo erano impegnati fuori casa...
Mi ricorderò i giorni dopo, quando l'acqua scendeva e i torrenti ritornavano nei loro letti ormai modificati, la geografia delle valli stravolta.
Mi ricorderò della sensazione provata il lunedì, quando attraversando il martoriato ponte dell'acquedotto a Lanzo, sopra un torrente ancora gonfio, venivo investito da un'aria gelida carica di pioggia, che ti sferzava la faccia e pensavo se questo disastro avrebbe mai avuto fine…
Ma oltre a tutto questo non dimenticherò l'attimo in cui i primi raggi di sole, dopo giorni di pioggia e distruzione, tornavano a illuminare una terra desolata, martoriata e ferita, valli che non esistono praticamente più: mi ricorderò di quel sole che tornava a dare speranza, a scaldare queste valli in ginocchio ma pronte a risorgere, con il forte spirito della gente pronta a ricominciare, ad aiutare queste montagne a tornare a vivere…

Torino, 23-10-2000

Roberto Maruzzo


Fonte: Meteolive


Roby4061 - 2000