Cronaca meteorologica
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PRIMI DI GENNAIO 2002: IL DOMINIO DELL'ANTICICLONE EUROPEO

Ai primi di gennaio del 2002 si rafforza notevolmente il campo anticiclonico sulla nostra penisola, a causa di una possente alta pressione centrata sull’europa centro-meridionale, denominata BEATE dall'Università di Berlino, con un valore pressorio che il giorno 2 gennaio raggiunge il considerevole livello di 1043 hPa. 

Analisi al suolo - 02 gennaio 2002, ore 12 UTC (fonte: The Met Office)

La prima settimana dell’anno è infatti caratterizzata da cielo sereno e da un clima molto rigido. La temperatura nella notte di capodanno scende fino a –11.4°, e un’ulteriore calo si ha il giorno seguente quando si toccano i –12.7°, record del mese degli ultimi 6 anni. 

Il campo di Alta Pressione BEATE blocca ogni perturbazione in arrivo dall'Oceano Atlantico.

Immagine IR Meteosat - 02 gennaio 2002, ore 12 UTC (fonte: Università di Nottingham)

Anche le temperature diurne si mantengono piuttosto basse in pianura, per via dell’inversione termica e per una nuova irruzione di aria fredda dalla Russia, comprese tra +0.7° e +4.5°. Nelle notti serene invece si rimane tra i –12.1° e i –6.7°, molto al di sotto delle medie mensili. In quota le temperature si riscaldano di molto: il giorno 03 gennaio, il radiosondaggio di Milano Linate presenta la temperatura di +4.4° alle ore 00 UTC alla quota di 850 hPa, mentre al suolo, alla stessa ora, si registrano circa -9°.

Analisi al suolo - 06 gennaio 2002, ore 12 UTC (fonte: The Met Office)

Una nuova cellula di alta pressione (denominata ALF dall’università di Berlino) si è formata all’inizio dell’anno sulla Norvegia e si è quindi estesa a buona parte dell’Europa centrale.

Tra il 7 e l’8 del mese è attesa una goccia fredda in quota, ma il campo d’alta pressione è molto robusto e il modesto fronte associato al vortice depressionario in quota produce solo qualche annuvolamento di poco conto ed un calo delle temperature in quota.

Ben visibile la coperura nuvolosa portata dalla goccia fredda in quota.

Immagine IR Meteosat - 07 gennaio 2002, ore 11 UTC (fonte: Università di Nottingham)

Nei giorni successivi si ristabilisce l’alta pressione, che assume caratteristiche dinamiche e porta ad un lieve riscaldamento diurno, con massime comprese tra +5.2° e +6.2°, ma le minime rimangono molto basse, con valori compresi tra –7.3° e –8.6°.

Analisi al suolo - 15 gennaio 2002, ore 12 UTC (fonte: The Met Office)

Una nuova debole irruzione fredda da nord-est porta ad un nuovo generale calo delle temperature, associate ad un incremento del tasso di umidità relativa: il giorno 15 gennaio infatti alle 8:20 del mattino si registra la notevole minima di –9.5°, con un tasso di umidità prossimo al 100%, con formazione di estese e persistenti brinate. Anche a causa della densa foschia stagnante nei bassi strati la massima in tale giorno non supera i 2.3° positivi. Il radiosondaggio di Milano Linate conferma la presenza dell'isoterma -2° alla quota di 850 hPa. La coda della perturbazione CHANTAL sfiora nella serata di martedì 15 l'arco alpino, senza provocare alcun effetto, se non qualche debole e sporadica nevicata nell'alta Val d'Aosta. I giorni dal 16 al 20 gennaio sono caratterizzate da temperature minime ancora molto basse, tra –9.5° e –6°, ma con le massime in netta ripresa, fino a superare i 7° il giorno 20, quando si assiste ad un passaggio di banchi nuvolosi in quota, segno premonitore di un più deciso cedimento dell’alta pressione che assedia il nord italia da tre settimane. 

la coda della perturbazione DAGMAR è appena transitata a nord delle Alpi

Analisi al suolo - 20 gennaio 2002, ore 12 UTC (fonte: The Met Office)

In questi giorni le temperature in quota rimangono particolarmente miti, in pianura si ha dapprima inversione e nebbia, poi il riscaldamento diurno si fa davvero più marcato, e il giorno 21 si ha la svolta: dopo 47 giorni la massima torna sopra i 10°, e la minima risale a –6° dopo ben 24 giorni nei quali non era mai salita oltre i –6.7° del 7 gennaio. 

L'alta pressione è ancora forte, ma i primi segni del cedimento sono le infiltrazioni di aria più mite e più umida proveniente dall'Oceano Atlantico

Immagine IR Meteosat - 21 gennaio 2002, ore 11 UTC (fonte: Università di Nottingham)

L’aria che si respirava domenica 20 anticipava già un cambio di rotta: nonostante l’innevamento al suolo ancora presente, anche se non più come copertura continua, ma con un buon 50 % dei terreni ancora coperti da neve (circa 9 cm nei terreni in ombra), la temperatura gradevole (massima a +7.2°) accentuava l’odore del terreno che sa di primavera, e in effetti il clima e il paesaggio erano da disgelo, sensazione insolita per la mia zona: pareva di essere in un paese nordico quando alla fine di una lunga stagione invernale avviene il disgelo, la neve si fonde e i terreni si trasformano in acquitrini, per via del permafrost: attorno alla metà di gennaio il terreno ai Prati di Villanova è gelato per 50-60 cm di profondità.

22 GENNAIO 2002: LA FINE DEL FREDDO

A partire dal giorno 22 gennaio la situazione però cambia: l’anticiclone europeo subisce un cedimento a causa del passaggio di una saccatura atlantica associata alla perturbazione GINGER che appare abbastanza potente che si dirige verso la penisola italiana. Tale saccatura è accompagnata da temperature relativamente miti, ma al suolo e in alcune valli alpine permangono delle sacche di aria fredda che causeranno nevicate fino a quote prossime alla pianura. 

Analisi al suolo - 23 gennaio 2002, ore 12 UTC (fonte: The Met Office)

Il giorno 23 il cielo inizialmente sereno permette alla minima di scendere fino a –4.8°, ma il cielo si copre rapidamente, il fronte caldo associato alla saccatura è in arrivo. La massima diurna non supera i 3.7°, poi, verso le 21 comincia a cadere una leggera pioviggine, con una temperatura di +0.8°. Sono le prime gocce di pioggia che cadono a Villanova Canavese dal 14 novembre: in tutto l’intervallo, ben 72 giorni nei quali l’unica precipitazione è stata la tormenta del 13 dicembre 2001. 

La webcam di Torino, presso le Porte Palatine (fonte: Comune di Torino)

Nella notte aumenta l’intensità della precipitazione (2 mm/h) e tra le 8 e le 8:30 di giovedì 24 gennaio si trasforma in neve, ma senza apporti significativi. Tuttavia in alcune zone del Piemonte, ed in particolare a Torino la nevicata lascia al suolo anche fino a 5 cm di neve, peraltro fradicia. Successivamente la quota neve si alza fino ai 1500-1600 m di quota, per apporti di 20-30 cm in media dalle Alpi Marittime alle Pennine.

Ginger è in piena attività sul Nord Italia

Immagine IR Meteosat - 24 gennaio 2002, ore 12 UTC (fonte: Università di Nottingham)

In questo giorno si interrompe anche la serie di minime negative cominciata il 3 dicembre: 52 giorni con minima sottozero consecutivi: non viene tuttavia battuto il record che appartiene all’inverno 1999/2000, con 54 giorni consecutivi.


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