Alphubel 4206 m.


La salita all'Alphubel è relativamente facile, anche se si tratta comunque di un'ascensione d'alta montagna su ghiacciaio anche molto crepacciato, e con alcuni tratti ripidi e soggetti a possibile caduta di seracchi. L'ambiente è decisamente imponente, al cospetto di altri grandi quattromila del Vallese Svizzero come il Dom de Mischabel ed il Taschörn. Unica nota negativa è la presenza degli impianti di sci estivo con la diffusione a tutto volume di musica disco, udibile fino a oltre 3500 m. Il rifugio Langflüh è malgestito e decisamente poco accogliente, per noi italiani abituati ad un certo tipo di rifugio alpino. Noi ci siamo trovati malissimo, anche per via del gestore non del tutto in quadro e per l'eccessivo prezzo pagato se confrontato alla qualità del servizio.
  • Partenza: Langflüh Hütte 2870 m

  • Tempo di salita: 4 - 5 h

  • Dislivello: 1336 m

  • Difficoltà: PD (corda, picozza, ramponi)

  • Periodo consigliato: Luglio – settembre

17 e 18 luglio 2004.

Questa spedizione in terra svizzera è la gita sociale del CAI di Rivarolo, alla quale partecipo anche io come socio esterno..

 

A sinistra: il rifugio Langflüh.

A destra: vista sulla conca di Saas Fee.

Il viaggio di avvicinamento è lungo e scomodo. Partiti di mattino presto al sabato da Rivarolo, passando per il Sempione, giungiamo a Saas Fee, rinomata località sciistica svizzera. Prendiamo la funivia che in due tronchi, alzandosi sulla conca devastata dalle piste di discesa, ci porta praticamente a pochi minuti dal rifugio, che di per sè è già una bruttura architettonica. Non appena scesi dalla cabina, ci accoglie il frastuono della musica disco sparata a tutto volume..

     

Immagini dell'alba del 18 luglio, durante la salita all'Alphubel.

Il panorama è limitato per via delle nebbie, e l'orrenda musica mi costringe ad andare a dormire in camerata, almeno si ha un po di silenzio. Dopo una cena terrificante, preparata dal gestore che pare un clown, sconsolati ce ne torniamo a dormire. La notte sarà lunga e insonne per via del caldo e di un russatore folle..

   

A sinistra: il primo tratto del ghiacciaio.

Al centro: una delle rampe più ripide, intorno ai 3700 m.

A destra: la neve recente rallenta il cammino, siamo a circa 3800 m.

Sveglia impietosa alle 3.40, colazione e siamo pronti a legarci in cordata, sotto un cielo stellato. Alla luce delle frontali ci siamo mossi seguendo le prime cordate sul ghiacciaio. La luce del giorno si fa strada, regalando una bella alba sul Weissmiess. Le tracce sono sempre ben visibili, e attraversiamo ponti che non ispirano molta fiducia aperti su grandi crepacci. Si alternano ripide rampe nevose che rompono fiato e gambe, ad altri tratti con minor pendenza.

   

A sinistra: vista verso il Weisshörn.

Al centro: Stralhörn, Allalinhörn e parte del massiccio del Rosa visti salendo l'ultima rampa.

A destra: tra luce e ombra l'Allalinhörn.

   

A sinistra: la cresta si allunga verso la sommità est dell'Alphubel.

Al centro: la spianata della vetta a 4206 m.

A destra: Dom de Mischabel e Taschörn con la nube a bandiera.

L'ultima rampa prima della cresta finale è particolarmente dura. Ora, dal caldo rovente di prima, si è passati ad un venticello gelido che ci intirizzisce parecchio. Arriviamo così in cresta, e volgendo a sinistra, tocchiamo prima la sommità S, poi quella centrale e principale, a 4206 m, e poi quella E. Dalla vetta dell'Alphubel si gode di un buon colpo d'occhio sul vicino Dom de Mischabel.

   

A sinistra: il versante svizzero del Monte Rosa visto dalla vetta.

Al centro: in cima all'Alphubel 4206 m.

A destra: foto di gruppo alla Langfluh Hutte.

La discesa è lunga e faticosa, per via della neve resa molle dal sole di luglio e della stanchezza che comincia a farsi sentire. Arrivati al rifugio, nemmeno l'esosa richiesta economica può togliermi una birra meritata. Scendiamo con la prima funivia e dopo un lungo viaggio rientriamo in Italia.

Roberto Maruzzo-socio CAI-Lanzo


 

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