Punta Giordani 4046 m.


La Punta Giordani: è il primo quattromila del Rosa ad essere stato salito. E' una salita facile, effettuabile comodamente in giornata con la prima funivia da Staffal. Non presenta difficoltà eccessive, a parte ovviamente la quota (partite con calma, visto che la si fa in giornata) e le roccette finali abbastanza esposte sul lato valsesiano. Molto frequentata per la sua facilità, occorre prestare attenzione ai crepacci che si stanno aprendo sul ghiacciaio d'Indren, in condizioni sempre più disastrose.
  • Partenza: Staffal (Passo dei Salati 2970 m)

  • Tempo di salita: 3,45 ore

  • Dislivello: 1076 m

  • Difficoltà: F+ (corda, picozza, ramponi)

  • Periodo consigliato: Luglio – settembre

25 luglio 2004.

Una giornata fantastica ha accompagnato la nostra salita alla Punta Giordani, 4046 m, effettuata in giornata dal Passo dei Salati, Gressoney. 

Originariamente pensavo di partire da Punta Indren, ma l'idea di dovermi alzare alle 4 per essere ad Alagna in tempo per la prima funivia mi ha fatto desistere...meglio dormire 1 ora e mezza in più e camminare un'ora in più... 

E poi Gressoney è sempre Gressoney: adoro questa valle. Arriviamo a Staffal in tempo per prepararsi e salire sulla prima cabinovia che ci porta al Gabiet. Poi il secondo troncone e siamo al Passo dei Salati,a 2970 m. La Valsesia è completamente sgombra di nubi, cosa rara, e la nostra Giordani fa bella vista  vicino alla Vincent. Oltre l’elegante cresta est del Lyskamm orientale fende il cielo d’un azzurro profondo..chiude il cerchio il bellissimo Castore. 

Piramide Vincent e Punta Giordani, come si presentano dal Passo dei Salati.

Sono le 8.45 e ci incammiminiamo lungo il sentierino che porta a Punta Indren. La giornata si presenta radiosa, la temperatura è gradevole e non c’è un alito di vento. Saliamo con molta calma, quasi come se fossimo ad una scampagnata parrocchiale..poi ci ricordiamo che dobbiamo comunque salire un 4000 in giornata, meglio non perdere troppo tempo..

In un’oretta siamo a Punta Indren, e poniamo subito piede sul ghiacciaio. E’ in condizioni perfette, quasi completamente innevato. Non l’ho mai visto così. I miei ricordi del ghiacciaio dell’Indren sono legati al 98 e al terribile agosto 2003, quando era ridotto ad un dedalo di crepacci e ghiaccio nero. Ci siamo ramponati quasi subito, e abbiam cominciato a risalire il ghiacciaio con poca pendenza, alla destra di uno skilift in disuso. Il caldo era quasi insopportabile, a causa della totale assenza di vento. Infatti lo zero termico era dato a 3800 e fino a 2700 aveva comunque gelato...ma a me sembrava di essere in un forno.. 

 

A sinistra: la mitica Barby e Daniele in salita.

A destra: sosta per riprendere fiato, uno scatto alla valle di Gressoney. Sullo sfondo il gruppo del Gran Paradiso.

Superiamo un ripido pendio di neve, sui 35°, lasciando alla nostra sinistra un enorme e spettacolare seracco. Ci fermiamo un quarto d’ora su una fascia di sfasciumi e roccette, a circa 3710m. Che meraviglia, si sta benissimo, e la quota, nonostante lo sbalzo in giornata, non mi fa alcun effetto. Mi sento proprio bene. Riprendiamo il cammino, cerco di mantenere un passo regolare e lento che vada bene ai compagni di cordata. La rampa finale è molto ripida, e spezza il fiato..l’altimetro sale, e sale, ed eccoci a quota 4000. Un traverso tutto d’un fiato, anche perché qui in vento c’è, ed è gelido.. 

In breve arriviamo alla besa delle roccette finale, mentre la folla che era in vetta si appresta a scendere. Davide e Beppe sono già su.  

La folla incredibile sulla vetta della Punta Giordani.

Risalgo per primo le roccette, molto esposte sul lato della valsesia, meno su quello gressonaro. Le supero con ginnastica divertente, sono ben appigliate, anche se non è il massimo arrampicare coi ramponi...ed eccomi su. Assisto Lorenzo, poi arriva Stefano e anche noi siamo qui, davanti alla Madonnina in bronzo della vetta. Sono le 13.05, sono di nuovo oltre quota 4000. E’ la seconda volta in una settimana, la quarta da inizio anno. E’ il mio 11° quattromila. A questa quota si respira un’aria particolare. E’ la prima volta che salgo un 4000 in maniche corte e senza guanti..ora però con questo gelido venticello mi vesto. 

Arriva anche la terza cordata, Barbara e Daniele, siamo su tutti e sette, complimenti!

Iversanti est del Corno Nero, Ludwigshöhe, Punta Parrot e Punta Gnifetti viste dalla vetta.

Rimaniamo in vetta otlre un’ora..il panorama è un po limitato dalla foschia, ma si distingue il lago Maggiore, e le lontane valli di Lanzo e del Canavese, e gran parte della Vallèe, con il Bianco appena a sinistra del Castore. La bella cresta che sale alla Piramide Vincent è di fronte a noi, poi c’è il versante himalayano del Rosa. Da restare senza parole: la cascata di seracchi del colle Vincent, il Corno Nero, la Ludwigshöhe, l’elegante cresta della Parrot, e laggiù la Capanna Margherita. 1500 metri più in basso il tormentato ghiacciaio delle Piode. 

 

A destra: vista vertiginosa sul ghiacciaio delle Piode.

A sinistra: Barby prova l'ebbrezza di affacciarsi sul vuoto della Valsesia.

Starei qui fino a sera, ma alle 17.15 c’è l’ultima corsa della funivia..e l’idea di un non programmato rientro dai Salati a Stafal a piedi non ci ispira molto..alle 14.10 cominciamo a scendere, con le dovute attenzioni, le roccette. Poi è di nuovo la volta del ghiacciaio, da percorrere con più attenzione della salita, visto che la neve è adesso parecchio molle. 

Fa di nuovo caldo e torniamo in versione semi-estiva..con la salopette da alta quota sto schiattando di caldo, ma cerco di resistere, mica posso scendere in mutande!

   

A destra: foto di gruppo in vetta. Io, Lorenzo, Stefano, Daniele, Barbara, Davide e Beppe.

A sinistra: un mio ritratto "a tradimento", di profilo, tra il Corno Nero e la Ludwigshöhe.

Alla fascia rocciosa di 3710m ci fermiamo di nuovo per raggrupparci, poi proseguiamo la discesa..stancamente arriviamo alla fine del ghiacciaio, e possiamo finalmente toglierci tutta la ferraglia che abbiamo addosso..

Mentre ci sleghiamo passano vicino a noi decine e decine di alpinisti reduci dalle altre cime del Rosa. Beviamo un po’ e poi ripartiamo. Ecco Punta Indren, sono già le 16.05. Bisogna affrettare il passo, adesso. 

E’ sempre suggestivo il passaggio dalla neve e il ghiaccio all’ambiente preglaciale, fino a rivedere il verde dell’erba che colonizza queste immense distese di rocce..come suggestiva è la discesa col sole pomeridiano, dopo la salita di un quattromila. 

 

A sinistra: in discesa dalle roccette finali.

A destra: un sorridente Daniele in discesa dalle roccette mentre aspetta la capocordata Barby.

Alle 16.55 finalmente siamo alla funivia. Prendiamo proprio l’ultima corsa, ed arriviamo a Gressoney alle 17.50. Finalmente possiamo metterci in abiti civili, braje cürte e sandali, e ci godiamo la meritatissima birra gelata. Molto bene, penso: con la Giordani ho quasi chiuso il settore est del Rosa. Zumstein, Gnifetti, Parrot, Ludwigshöhe, Corno Nero, Balmenhorn, Giordani: di questo settore mi manca solo la Vincent..c’è tempo, mi dico, c’è tempo.. 

La lunga giornata volge al termine: ci salutiamo e scendiamo la valle di Gressoney. La consueta e per fortuna breve coda domenicale, e alle 20.45 sono finalmente a casa.. 

Una consistente paella valenciana ed una bottiglia di Castillo Rosado del 2000 mettono il sigillo a questa splendida gita, che mi ha portato a salire un “quattromila” in poche (si fa per dire) ore...alle 5.30 ero nel mio letto, 7 ore e mezza dopo ero a 4046 m, alle 20.45 di nuovo a casa...come la si potrebbe definire se non una scampagnata a quota quattromila??

Maruzzo-socio CAI-Lanzo


 

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